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Il nuovo dissalatore di ASA a Mola

03 Luglio 2017
by Cecilia Pacini
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Carissimi soci,

Ho risposto all’invito di ASA a presentare osservazioni per il nuovo dissalatore di Mola. Ho risposto, nei limiti delle mie competenze e capacità, con un profondo senso di responsabilità verso un’innovazione necessaria, ma dal forte impatto economico, paesaggistico, ambientale ed energetico.

Ho fatto inserire alcuni punti e devo ringraziare il responsabile del progetto, l’ing. Camillo Palermo, per la cortesia e sensibilità dimostrata. Non sono un tecnico, e ho cercato di fare il possibile, quale presidente della sezione locale di una grande Associazione nazionale.

Quanto scrivo nel comunicato stampa qui di seguito è dedicato a tutti coloro
che credono nell’impegno di ognuno,
nelle azioni quotidiane,
nell’attenzione personale e professionale,
verso un bene prezioso qual è l’acqua.

Vi ringrazio e spero nella vostra attenzione a un tema che mi ha coinvolta e assorbita per qualche tempo in modo profondo. Sono a disposizione per chi desideri ricevere informazioni o documentazione.

Cecilia Pacini

COMUNICATO STAMPA Il futuro dissalatore ASA a Mola, il più grande d’Europa?
Il progetto del dissalatore ASA di Mola è pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Toscana. Ci saranno trenta giorni per proporre ulteriori osservazioni. A questo punto, vengono spontanee alcune riflessioni. Un’isola indipendente dal punto di vista idrico è l’obiettivo finale al quale aspirare per il futuro. Una sfida è stata lanciata agli elbani per la crisi idrica. Italia Nostra, insieme ad altre associazioni, ha partecipato ad un incontro pubblico sul progetto del dissalatore organizzato dal sindaco Barbetti, ASA SpA e l'Autorità Idrica Toscana, il più grande in Italia. Presentarci una sfida simile significa operare su un terreno familiare: gli elbani sono abitanti di un’isola, dove le risorse idriche, per eccellenza, sono vitali. Inoltre, se si escludono i traghetti, le grosse navi e gli yacht di lusso, i navigatori su qualsiasi altra imbarcazione percepiscono l’indipendenza idrica come una risorsa preziosa, il cui uso parsimonioso non li abbandona nemmeno sulla terraferma. Cosmopoli ci ha inoltre lasciato una imbattuta lezione di riserve idriche, da trasmettere nei secoli ai nostri architetti e ingegneri. L’attenzione dedicata da ASA alle associazioni ambientaliste spiega forse il disagio, percepito, nel proporre alla cittadinanza un impianto necessario ma di grande impatto ambientale, paesaggistico, energetico ed economico. Il tentativo di compensare l’impatto ambientale spazia su vari settori che comprendono il reimpianto di posidonia e pinna nobilis, la creazione di un’oasi naturalistica, la mitigazione dell’inquinamento luminoso, la piantumazione di alberi e cespugli intorno all’edificio. Per limitare l’impatto paesaggistico è stato concepito un edificio dalle linee moderne, presentato con un elegante grafico, che ha lo scopo di contenere e, quindi, nascondere le tubature e di insonorizzare l’impianto, mentre le tubature verso il mare saranno interrate. La struttura sarà imponente e vasta, con un impianto attivo 24 h, con condutture marine e masse saline gelatinose scaricate a mare. Gli impianti di dissalazione consumano molta energia. È prevista anche la produzione di energia da fonti rinnovabili, ancora da definire. Quanto sono sufficienti le misure compensative rispetto allo sforzo economico richiesto, all’aumento del consumo energetico, all’impatto paesaggistico, alla consapevolezza che questo impianto farà fronte solo alla metà della richiesta di acqua, e all’aumento inevitabile del costo di questo bene, in una crisi idrica di portata ben più vasta della nostra isola? Italia Nostra è convinta che se non nasce, già da ora, una diversa consapevolezza e gestione di questa risorsa, che in alcuni paesi provoca tensioni o guerre, e che da noi può severamente incidere sulla nostra economia e offerta turistica, oltre che sulla qualità della vita dei residenti, questo impianto non assolverà la sua missione principale, cioè un modo innovativo di rivolgersi al futuro. Perché un impianto del genere è “una” soluzione, necessaria, al problema, ma non è “la” sola soluzione. Gli elbani devono rimanere vigili, partecipi, interessati, propositivi. Non si tratta solo del nostro futuro, si tratta del presente.
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