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Il Cristo eburneo, l’Annunciazione e la Deposizione di Giglio Castello

22 Luglio 2014
by Marina Aldi
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Nella Chiesa di San Paolo Apostolo di Giglio Castello sono presenti tre pregevoli opere d’arte, restaurate grazie al contributo di Italia Nostra : un Cristo d’avorio e due dipinti, L’Annunciazione e la Deposizione.

Cristo Eburneo

La statua del Cristo – ritenuta del Giambologna – risulta essere una scultura di eccelsa qualità attribuibile a un maestro fiammingo barocco.

L'annunciazione presso la Chiesa di San Paolo Apostolo a Giglio Castello

L’Annunciazione, ritenuto per anni una copia ottocentesca di poco interesse, risulta invece datato al 1607.

Deposizione

la Deposizione, creduto del Settecento è invece opera di un manierista veneto del Cinquecento

Ruolo d’Italia Nostra nel restauro e recupero dei Beni Culturali del Paese l’esperienza di Giglio Castello chiesa di San Pietro apostolo
Mariarita Signorini Consigliere Nazionale ITALIA NOSTRA La nostra Associazione dovrà avere nel nostro Paese un ruolo sempre più propositivo e di collaborazione con le Soprintendenze nella tutela e nel recupero del nostro patrimonio artistico. L’esempio della Toscana Durante l’estate nell’ambito della campagna nazionale Paesaggi Sensibili 2008, per volere e interessamento di Leonardo Preziosi e Marina Aldi, Presidente il primo della rinata sezione d’isola d’Elba-Giglio e referente la seconda per quest’ultima isola si è stato portato avanti il progetto di restauro di tre pregevoli opere custodite nella chiesa di Giglio Castello, a totale cura della nostra associazione, dopo aver espletato il complesso iter autorizzativo con il Vescovo della Diocesi di Sovana, Pitigliano e Orbetello Monsignor Mario Meini e la Soprintendenza di Siena e Grosseto, nelle persone del Soprintendente Gabriele Borghini e della responsabile di zona Dottoressa Narcisa Fargnoli. Per restaurare le tre opere è stata fatta la raccolta di fondi col contributo dei singoli soci, simpatizzanti e isolani dell’arcipelago e si è raggiunta la cifra di 4.000 euro, cifra necessaria per coprire le spese dei materiali necessari ai restauri come l’acquisto di nuovi telai e tutto ciò che comporta l’attrezzatura, la permanenza degli operatori sull’isola e di un cantiere in loco. Non senza orgoglio vorremmo sottolineare che si tratta della prima proposta in tal senso d’Italia Nostra Toscana e ci auguriamo che seguano altri progetti di questo tenore, per il positivo risultato ottenuto: dato che c’è la reale possibilità di poter attribuire la paternità del crocifisso, appena restaurato, a un eccelso artista fiammingo barocco, e dato che durante la pulitura dell'Annunciazione' sul libro posto sul leggio si è evidenziata la scritta 'Ecce virgo concipiet et pariet filium' (Isaia) e in basso a destra della stessa pagina vergata, la data dell'opera 1607 che è stata un'ulteriore scoperta che ci ha corroborato nel nostro lavoro e la conferma che si tratta di un'opera dei primi anni del XVII secolo, al momento dunque si tratterebbe del dipinto più antico conservato nella chiesa, anche se si suppone che la 'Deposizione' possa anche essere di qualche anno precedente, vedremo in seguito se ci saranno altre conferme. Note di Bettina Schindler restauratrice del crocifisso eburneo Il Crocifisso in avorio è stato restaurato nel mese di giugno all’interno della Chiesa di San Pietro a Giglio Castello. Si tratta di una scultura di grande raffinatezza che induce all’ipotesi di una importante attribuzione, in questo momento in via di verifica. Col restauro si è proceduto alla pulitura della superficie eburnea tramite la quale è stata ritrovata la superficie lucidata dall’autore, pratica sempre usata nell’avorio perché rende leggibile la venatura naturale del prezioso materiale, oltre che l’intaglio artistico e ci si tiene a sottolineare che, a differenza di materiali costruiti, come ad esempio le sculture policrome, l’avorio non necessita di vernici poiché, dopo l’intaglio, la superficie veniva trattata dallo stesso artista con materiale prima abrasivo e poi lucidante. Dunque si è proceduto col rimuovere lo sporco depositatosi nei secoli e i residui di colle non idonee che erano assai deturpanti per la lettura dell’opera. Le braccia del Cristo erano incollate originariamente tramite imperniatura, ma si erano staccate dal tronco per un cedimento dell’incollaggio precedente e sono state nuovamente incollate con lo stesso sistema. La difficoltà maggiore si è presentata al momento della ricollocazione del Cristo sulla croce, poiché non essendo stata costruita appositamente per questo Crocifisso i fori praticati in seguito erano in posizione non corretta rispetto ai chiodi. Pertanto è stato indispensabile allargare i fori della croce moderna, per riposizionare la scultura, i cui chiodi non erano più rimovibili perché imparentatesi ormai con l’avorio, nell’unica maniera che ci era consentita. Nell’occasione è stata anche restaurata la superficie verniciata della croce lignea. Si è trattato di un “restauro conservativo” in cui i materiali sono stati portati ad un livello di migliore conservazione e leggibilità, le parti prima staccate manterranno l’incollaggio nel tempo perché incollate con colle “fresche” in sostituzione di quelle invecchiate. Mentre non si sono ricostruite le parti mancanti e non si sono fatti interventi di ricostruzione riconoscibile. Note di Mariarita Signorini restauratrice dipinti su tavola e tela per il Polo Museale Fiorentino I due dipinti erano completamente scuriti per le vernici ossidate e per gli strati di sporco che li rendevano illeggibili, la loro integrità era resa precaria da cadute di colore lungo i bordi per il mancato tensionamento sui vecchi telai divorati dai tarli e per le lacerazioni delle tele originali che avevano ricevuto colpi e i graffi profondi (in particolare sull’ Annunciazione), tanto da ripercuotersi anche sulle vecchie tele di rifodero lacere sgorate e ormai obsolete. La pulitura di entrambi i dipinti è stata fatta con gli appositi solventi con la rifinitura a bisturi delle macchie e dei residui di sporco, un’operazione molto lenta e capillare resa necessaria dalla caratteristica delle due antiche tele la cui grossa tramatura rende necessaria la rimozione dei residui dagli interstizi e dai piccoli avvallamenti della superficie pittorica. Lungo tutti i bordi della ‘Deposizione’ era presente una larga ridipintura che celava una cospicua stuccatura fatta nell’intento d’ingrandire e adattare il dipinto alla cornice più tarda in cui si trova. Entrambe la ridipintura e la vecchia stuccatura sono state rimosse, e si sono scoperti dettagli prima del tutto celati da questi rifacimenti lungo l’intero bordo inferiore, come gli strumenti del supplizio della Croce: la spugna, la punta di giavellotto, la corona di spine, e verso destra la base del vaso d’unguenti attributo iconografico della Maddalena. In seguito si è proceduto a smontare le opere dai vecchi telai per poter consolidare il colore, si è reso evidente in quella fase di lavoro che i dipinti erano già stati foderati in antico con supporti che ora erano in pessime condizioni e non avevano più alcuna funzione, poiché erano completamente staccati dalle tele originali. Dunque una volta rimosse le tele di rifodero si è proceduto al consolidamento del supporti originali con idoneo fissativo e date le loro buone condizioni: sono tele dalla classica tramatura assai robusta, che così consolidate ripulite e risarcite nei piccoli fori danno garanzia di buona conservazione, si è deciso di non rifoderare nuovamente i dipinti per non sottoporli a ulteriore stress. I vecchi telai assai malconci e tarlati sono stati sostituiti con nuovi telai estensibili. Il restauro si è concluso sull’ Annunciazione con la stuccatura delle lacune che sono state integrate con colori a tempera e ad acquerello, e per finire l’opera è stata verniciata e i ritocchi finali sono stati eseguiti con colori a vernice. Per la ‘Deposizione’ mancano queste due ultime fasi di lavoro, che saranno eseguite nei prossimi mesi, ma sono conclusi invece il restauro conservativo e la pulitura, poiché il recupero di questo dipinto, date le sue precarie condizioni, è subito apparso assai più lungo del previsto; si è deciso comunque, dato che la parte più onerosa era fatta, di presentare i restauri delle tre opere ad un anno esatto dall’annuncio del progetto nell’ambito di ‘Paesaggi Sensibili 2008’.

Rassegna stampa

Il bollettino della nostra sezione in cui si riporta il successo ottenuto.

Il Bollettino di Italia Nostra n. 446

La rassegna stampa del 2009

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