[message_box color=”white”]Apprendiamo agonia e morte grande cetaceo sulle spiagge della Versilia, probabilmente ucciso dall’ingestione di centinaia di sacchetti di plastica. Il supposto bando sui sacchetti è rimasto lettera morta.

Credo che il Santuario dei cetacei dell’alto Tirreno diventi piuttosto il loro cimitero …

Cordialmente

Ivo Bandi

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[message_box color=”white”]Caro Ivo

Leggere il tuo nome mi ha fatto tornare in mente un tempo lontano, è passato ben oltre mezzo secolo da quella Via Guerrazzi più nota come “Via di Porta a Terra” dove la tua casa e la mia distavano 30 metri in linea d’aria e nel mezzo c’erano ancora le macerie di un bombardamento assassino.

Eravamo bimbetti (tu più piccolo di età) in una Portoferraio dignitosamente povera che si leccava le ferite di una guerra che l’aveva massacrata, dove l’austerità si praticava tanto a casa del dottor Giuseppe (la tua) quanto in quella del pozzaiolo Tardò (la mia), case dove non si sprecava niente.

La spesa le donne di via Guerrazzi la facevano quotidianamente da Libero e Filomena, chi aveva un po’ più di soldi pagava in contanti, le famiglie proletarie “segnavano sul libretto” in attesa del giorno di paga.

Gli alimentari, te lo ricorderai, si incartavano allora nella “pagliosa” carta gialla, che era utile anche da applicare (bagnata come da prescrizione) sugli innumerevoli bernoccoli che ci si procuravano noi bimbetti con le frequenti cadute sulle lastre di granito in conseguenza di giochi “fisici” come la palla, “passaggi” “fulmine”, “biribirbiri scarica barili – biribiribocci scarica barocci” o la licenziosa “Fresca Insalatina”.

Gli “shopper” dell’epoca, e qui vengo al punto, erano le capienti borse di paglia delle nostre madri e i rifiuti che tutta quella strada ora semideserta, spolpata di abitanti, ma allora zeppa di persone erano così contenuti che la raccolta quotidiana fatta porta a porta dallo spazzino (allora operatore ecologico non si usava dirlo) Giuseppe Peppetti stava in uno, massimo due bidoncini trasportati su un carretto a mano. Pensa un po’ nessuno di noi neppure i più colti conosceva il termine “ecologia” eppure la si praticava e come, si gettava via pochissimo, si riutilizzava tutto: contenitori, scatole pressoché ogni cosa.

Ecco Ivo, quella Portoferraio pure qualche balena la aveva ammazzata: anni prima ne era capitata una in porto ed Elbano Benassi l’aveva fatta secca con un bussolotto di tritolo, ma c’era la guerra e con la fame che aveva la gente ciò che oggi ci farebbe inorridire (mica a tutti però pensa ai civilissimi giapponesi!) appariva abbondantemente giustificato e naturale.

Ma quella stessa Portoferraio non ammazzava le balene (ed altro) con le buste di plastica non impestava terra buona per farci crescere ortaggi o vigne (o funghi sotto i lecci) con immonde inutili cacate di cemento armato, non devastava le coste in nome di uno “sviluppo economico” che è al tempo stesso veicolo di una miseria molto più brutta e indegna di quella di allora: la miseria culturale ed etica di governanti incapaci e miopi e di governati consumisti ed ignoranti.

Nessuno di noi due Ivo ci sarà tra mezzo secolo, ma voglio sperare che chi ci sarà si ricordi di noi come quella generazione di stronzi che ammazzava le balene con le borsine di plastica.

Sergio Rossi[/message_box]

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