L'Elba s'è destaSi è parlato di Elba e Risorgimento stamani all’ITCG Cerboni. L’occasione è stata la presentazione del libro “L’Elba s’è desta” nato da un’idea di Gloria Peria, coordinatrice della Gestione associata degli Archivi storici dei Comuni dell’Elba, un’opera preziosa e opportuna in questo 150° anniversario dell’Unità d’Italia, per farci conoscere l’attivo contributo che, alla costruzione dello stato unitario, ha dato anche la nostra isola, attraverso la partecipazione alle guerre d’Indipendenza di giovani quali Giuseppe Vadi e Giuseppe Solimeno, che perse la vita in seguito alle ferite riportate a Curtatone, Elbano Gasperi, protagonista di gesta eroiche, Cesare De Laugier, reduce della campagna di Russia di Napoleone, Cesare Mazza, Diego Angioletti e Oreste Grifi; oppure con la scelta di far parte di quei Mille che partivano per un’impresa che pareva disperata, come Alessandro Badaracchi, uno dei 50 capitani di mare della spedizione garibaldina, testimone dell’incontro di Teano e tenuto in grande considerazione dall’eroe dei due mondi o Giuseppe Bandi, che, pur non essendo elbano di nascita, ebbe un rapporto privilegiato con l’isola ed affidò all’opera “I Mille da Genova a Capua” il suo vivacissimo diario della spedizione.

Gli studenti hanno anche potuto ascoltare da Ornella Vai la commovente vicenda umana di Vincenzo Silvio, medico condotto di Capoliveri, boicottato per tutta la sua vita da alcuni maggiorenti del paese per le idee libertarie e repubblicane coraggiosamente professate, e la sorprendente biografia di Giuseppe Cerboni, ricostruita dalla bisnipote Dianora Citi, che finalmente ci ha fatto conoscere nel dettaglio la straordinaria carriera di un ragazzo di Porto Longone, scrivano a 16 anni, che diventò “Primo Ragioniere dello Stato”, trattò familiarmente con Cavour, ebbe fama internazionale e ottenne riconoscimenti da tutti i re d’Italia, inventando la logismografia, un metodo contabile basato sulla partita doppia sinottica, che difese strenuamente fino alla morte.

Un esempio, quello del Cerboni, di “patriottismo civile” che contribuì nel concreto ad unificare anche amministrativamente  l’Italia che si veniva con fatica formando. Come a loro modo patriottici furono pure gli “stivatori” di Rio Marina,  fieri della loro coscienza di classe e poco inclini all’obbedienza al granduca. Insomma, quella di stamani è stata una bella occasione per riflettere sulla natura della grande storia e sul suo intreccio indissolubile con la miriade delle microstorie locali; sulla natura popolare del processo risorgimentale, i cui diffusi ideali di libertà, indipendenza e unità seppero esprimere, anche in una comunità numericamente ristretta come quella elbana, diecine di ragazzi coraggiosi; sulla necessità di non smarrire il proprio passato per ignoranza, pigrizia o scarso accesso alle fonti, come quelle che possono offrire gli archivi storici; sull’insularità che non deve essere mai un freno, una chiusura, un alibi al disimpegno rispetto a quello che succede oltre il canale, come ci insegnano ancora oggi quei meravigliosi giovani di quasi due secoli fa.

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