Mercoledi 4 ottobre abbiamo inaugurato il programma autunno-inverno 2023-2024 organizzando una gita al santuario della Madonna di Monserrato.

Ci siamo ritrovati in 25 alle 10 al grande pino che si trova all’inizio della strada che dalla provinciale per Rio si inerpica verso Monserrato.

Con la complicità della incantevole stagione di inizio ottobre abbiamo potuto apprezzare la bellezza del luogo che salendo sulla destra ancora presenta le rare ,per il nostro ambiente, peculiarità dei giardini spagnoli; nell’avvicinarci poi all’ultimo strappo di salita abbiamo all’unanimità condiviso la constatazione del motivo per cui gli spagnoli vollero costruire la chiesa proprio in quel luogo:ci si è aperto infatti dinanzi agli occhi il panorama della chiesetta incastonata al centro di una gola contornata da importanti cime che ricordano inequivocabilmente la Madonna di Monserrato di Barcellona.

Grazie alla nostra guida Marisa e alla presenza di Suor Gemma che ci hanno introdotto alla conoscenza di un luogo di cui molti di noi conoscevano solo la chiesa e l’esterno, abbiamo potuto invece visitare l’interno che è stato veramente una piacevolissima sorpresa.

Pur nel loro approccio “spartano” le stanze, una volta abitate prima dai frati agostiniani e poi dai francescani, trasmettono una sensazione che coniuga semplicità e spiritualità; sottoposte nel tempo purtroppo a non banali scorrerie mantengono ancora tracce dell’identità spagnola e religiosa.

Insomma una visita di quelle che appena usciti siamo spesso soliti definire come “una cosa da rifare”.
Vero le 12,30 abbiamo quindi coronato la bellissima giornata con un pranzo all’aperto presso la Cantina del nostro grande amico Antonio Arrighi.

Mentre accompagnavamo il cibo con i tre ottimi vini – il Tre Esse rosso,il Valerius ansonica bianco e il Moscato – Antonio ha raccontato la storia della sua recente impresa,ormai conosciuta a livello planetario, dell’uva messa nelle nasse per cinque giorni a 13 metri nelle acque di Barbarossa.

Abbiamo così chiuso una splendida giornata potendo apprezzare ancora una volta il valore identitario del nostro territorio che in questo caso si identifica perfettamente nella passione che trasmette la famiglia Arrighi nel proprio lavoro.