Napoleone all'Elba

Il 26 agosto scorso, giusto quando duecento anni fa Napoleone era alla Madonna del Monte in attesa della sua Maria, nella edizione on-line de Le Figaro è apparso un articolo “ tranchant” sullo stato “ friche” del giardino dei Mulini e su altri aspetti dei festeggiamenti del bicentenario napoleonico. L’articolo in linea con il carattere dei nostri cugini galletti, enfatizza la “grandeur” donata all’Elba da Napoleone, che giusto per rimanere in temi di discutibile “ grandeur” potrebbe fare il paio con un certo Giulio Cesare che insegnò a leggere e a scrivere a Obelix ed Asterix.

A parte questi dettagli, la denuncia appare concettualmente condivisibile, valicando gli stessi confini dell’Isola per entrare nel campo delle più generale problematiche legate alla fruizione e valorizzazione del patrimonio storico-archeologico del “Bel Paese”. Un patrimonio inondato da vincoli amministrativi e viscosità burocratiche che, a prescindere dall’impegno e professionalità degli addetti, ne condiziona pesantemente la gestione, la valorizzazione culturale e la fruizione turistica. Certamente, i giardini napoleonici non possono che apparire un “campo incolto” se la manutenzione è limitata a saltuari interventi di rasatura e pulizia. Se mancano i giardinieri in grado, non solo di tagliare le erbacce, ma di curare quotidianamente le aiuole e i fiori, così dai trasformare un campo più o meno ”rasato“, con qualche pianta grassa ed un paio di palme, in un vero giardino. Certo è fastidioso ed incomprensibile che nel tanto pubblicizzato bicentenario napoleonico si trovino chiusi i cancelli delle residenze una volta la settimana. E si trascurino aperture notturne, magari con qualche ben programmato appuntamento ludico-culturale, nel magico scenario del giardino dei Mulini, o nella fresca terrazza di San Martino.

A livello centrale si stanno muovendo i primi passi per “rottamare“ assurdi appesantimenti burocratici e vincoli gestionali, favorendo collaborazioni fra amministrazioni statali, regionali e comunali e sinergie pubblico-privato. Tornando all’Elba è recente la proposta dell’Assessore alla Cultura di Portoferraio di giungere ad un sistema museale integrato statale e civico, in grado di rispondere pienamente alle esigenze del territorio. Certo devono essere superati piccoli egoismi, paure egemoniche, pastoie burocratiche, e individuate idonee risorse finanziarie. Un bel banco di prova, e una buona opportunità, è l’utilizzo della tassa di sbarco, un tesoretto di circa un milione di euro l’anno. Come già detto da molti, si utilizzi per fare una pianificata “manutenzione e fruizione” del paesaggio e dei beni culturali elbani, correggendo magari ridondanti campagne pubblicitarie – forse troppo piene di slogan e “fantasy” – dall’ incerto target turistico e con inevitabili effetti boomerang. Ma quale è quella famiglia che nell’invitare con insistenza ospiti nella propria casa, non provvede prima di tutto a ripulirla e metterla in ordine? Dove va a finire quel passa parola di cui parlano i “guru“ della comunicazione turistica.

Facciamo della bella esperienza della Villa Romana delle Grotte – che sta fornendo un esempio di eccellenza per la valorizzazione ludico-culturale del territorio, grazie ad una sana collaborazione pubblico-privato e all’impegno di giovani e qualificati “custodi -guide”-un piccolo “case story” da seguire.
In attesa del Comune Unico, si utilizzi la Conferenza dei Sindaci per promuovere collaborazioni e iniziative coordinate, evitando “storiche“ baruffe che possono essere vissute con un divertito sorriso in tempi di vacche grasse, ma che quando le vacche sono magre, il sorriso cambi, assomiglia più ad una smorfia che si accompagna ad un lieve scuotimento della testa. Il prossimo anno è l’anno di Waterloo. Napoleone, non è riuscito ad evitarlo, cerchiamo di farlo evitare all’Elba.

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