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I musei napoleonici

28 Settembre 2010
by Costanza Pacini
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Roma 28/9/10

Gent. le dott.ssa Martinelli

Apprendiamo da amici elbani che i musei napoleonici si arricchiranno a breve di pregiati arredi d’epoca. Ciò non può che farci piacere avendo tra l’altro notato, in occasione di una recente visita alle due residenze, la bella tappezzeria francese usata per ricoprire poltrone, sedie, divani e copriletto. Non vorremmo però che ciò significasse dimenticarsi che il “contenuto” è certo essenziale ma che anche il “contenitore” ha una sua rilevanza.

Durante la nostra visita di cui sopra abbiamo purtroppo altresì rilevato l’assai pietoso stato di abbandono di parchi e giardini (e non solo..).
A S. Martino i begli alberi di tasso (essenza protetta) del viale di accesso sono  in buona parte morti per incuria e ricoperti di rampicanti, l’ailanto infesta il bosco di lecci, le siepi sono mal tagliate, la bellissima serra e’ in totale degrado, le aiuole sono ormai ridotte all’osso, i vasi sguarniti, fiori di plastica dove non dovrebbero, quadri in semi-oscurità e non godibili per i cordoni che sbarrano le stanze (dovrebbero essere perimetrali), bottiglie e lattine negli anfratti. Ambienti abbandonati, stanze chiuse, una certa evidente trascuratezza…Stesso scenario alla Palazzina dei Mulini.
Dobbiamo dedurre che di giardinieri a disposizione ce ne siano assai pochi, mentre invece sembra  imperversare la razza dei custodi, non molto impegnati a dire il vero…

Immagino che anche Lei, come tutti i responsabili di enti statali, sia sotto scopa perenne da parte dei sindacati.

“Peccato”, come dicevano alcuni visitatori francesi, peccato che il nostro Paese debba spesso contraddistinguersi per la scarsa cura dei suoi tesori, che a nostro avviso non sono solo i manufatti umani, ma anche quelli della natura….

Ma, detto questo, non sarebbe possibile coinvolgere realtà private nella gestione? Abbiamo più volte visto giardini pubblici la cui cura è sponsorizzata da privati con tanto di cartello che ne reclamizza il nome. E perché’ non avere una caffetteria a S. Martino (magari nella serra) o un bar ai Mulini con qualche tavolino a ridosso del parapetto che guarda lo Scoglietto ( a Roma al Castel Sant’Angelo ci sono tavolini e sedie di un bar privato che danno fin sui merli del muraglione …).  E che dire della straordinaria location per concerti e rappresentazioni teatrali!
In tal modo avremmo l’utile e il dilettevole, servizi complementari ma oggigiorno indispensabili e un allargamento del pubblico.
La cronica carenza di risorse unita al crescente costo del personale e della manutenzione, richiedono a ns avviso, un approccio manageriale “privatistico”, volto a individuare accessorie fonti di provento. Ciò ovviamente non significa svendere la cultura, bensì garantirne la conservazione e la diffusione.

Sperando di non averla tediata con considerazioni forse scontate, colgo  l’occasione per inviarle distinti saluti

Ivo Bandi

 

PS: mia madre (Carlotta Damiani) aveva donato mezzo secolo fa ai Mulini copia del  quadro di David rappresentante un giovane Napoleone su cavallo rampante. Fino al 1960 (circa) stava appeso nella mia camera da letto.  Sarebbe bello che una piccola targa ricordasse tale donazione.

La residenza napoleonica di San Martino

La villa dei Mulini a Portoferraio

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