PROGRAMMA DELL’INTERA GIORNATA

I partecipanti possono arrivare con i propri mezzi a Firenze quando preferiscono, secondo le proprie esigenze. L’appuntamento per tutti i partecipanti è alle ORE 10 alla biglietteria di PALAZZO STROZZI per la visita alla mostra:

Il Cinquecento a Firenze
Dalle ore 12,30 alle 14,30 PRANZO in centro
Dalle ore 15 alle ore 17,30 visita guidata alla Mostra di Lloyd a Villa Bardini
Dalle ore 18 alle ore 20 tempo libero
Dalle ore 20 alle ore 22,30 CENA facoltativa in centro

LA MOSTRA
Il paesaggio è un tema sempre presente nell’opera pittorica di Lloyd, un artista apprezzato, sia per le sue rappresentazioni dell’Isola d’Elba, sia per le vedute fiorentine. Dalle albe rosate e dai tramonti infuocati del Divisionismo, in ampie raffigurazioni di campagne o affacci marini (di cui restano anche a documentazione alcuni grandi disegni a carboncino, anch’essi esposti nella mostra), si seguono, nelle sezioni successive della mostra, le nuove ricerche formali, impostate su rapporti cromatici e nuovi equilibri compositivi, culminando proprio nelle vedute del panorama fiorentino, cittadino e non: la selezione di queste opere dimostra come di fatto Lloyd possa essere considerato a pieno titolo tra i protagonisti del Novecento pittorico italiano.
Curata da Lucia Mannini e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, la mostra raccoglie, nella splendida cornice di Palazzo Bardini, 62 opere dell’artista, provenienti, da 27 diverse collezioni private di tutta Italia (specie da Firenze e Livorno, ma anche da Roma, Milano, Viareggio e Reggio Emilia) e da collezioni pubbliche come la Galleria di Arte Moderna (Roma), la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (Roma), la Pinacoteca civica del Comune di Forlì a Palazzo del Merenda, la Pinacoteca Civica “Foresiana” (Portoferraio, Isola d’Elba), la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, le Gallerie degli Uffizi Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti e la Fondazione Livorno.
Nella mostra, il cui catalogo è edito da Polistampa, si ripercorre il cammino artistico del pittore dagli inizi del Novecento, cui corrisponde la stagione divisionista, alla piena maturità, negli anni Venti, con una piccola sezione dedicata alle vedute fiorentine degli anni Trenta. Molte le opere ambientate all’Elba.

INFORMAZIONI UTILI

Villa Bardini – Costa San Giorgio, 2 e Via dei Bardi 1r
Aperta dal 14 luglio al 7 gennaio
Parcheggio gratuito riservato all’interno del Forte Belvedere

Biglietto intero € 8.00; Ridotto € 6.00 riservato a visitatori dai 7 ai 14 anni, studenti, gruppi superiori a 10 pax (solo Villa), ai soci ACI, Touring Club, Unicoop Firenze, FAI ed ha chi è in possesso del biglietto di Museo del 900, Museo di Palazzo Vecchio, Forte Belvedere. Ridotto € 4.00 per le scolaresche (con la gratuità degli insegnanti accompagnatori), per i soci FAI Giovani e per i possessori del biglietto a pagamento del Giardino Boboli-Bardini Gratuito per diversamente abili e loro accompagnatori, giornalisti, insegnanti con scolaresca, guide turistiche e bambini sotto i 6 anni, possessori della Firenze Card (dal 1 novembre 2015)

L’ARTISTA
Llewelyn Lloyd (30 agosto 1879 – 1 ottobre 1949) nasce a Livorno da famiglia di origini gallesi e qui vive l’infanzia e l’adolescenza, frequentando gli ambienti artistici labronici seguendo l’ideale artistico e morale di Giovanni Fattori. Muove i primi passi nello studio di Guglielmo Micheli, ove forte e consolidata era l’ammirazione per il «Maestro» Giovanni Fattori, conosce rimanendone indifferente agli attraversamenti del futurismo, frequenta Gino Romiti, Benvenuto Benvenuti, Antony De Witt, Amedeo Modigliani e Oscar Ghiglia, su carissimo amico. Livorno, al tempo della giovinezza di Lloyd, era un crocevia di esperienze e di tendenze, riportate da altri artisti come Vittorio Corcos, Alfredo Müller, Lionetto Cappiello e Giorgio Kienerk, ove arrivava intenso l’eco di Plinio Nomellini, delle sperimentazioni divisionistiche e impressionistiche e, fortemente, di Segantini e Millet. Ovviamente, fra gli «attraversamenti» è da ricordare nel 1909 il dibattito apertosi con lo Sforni e la Prima esposizione italiana dell’impressionismo francese organizzata da Ardengo Soffici al Lyceum di Firenze.
Giunge a Firenze alle soglie del Novecento, proseguendo gli studi e frequentando i vivaci ambienti culturali della città dove frequenterà artisti e letterati che scriveranno la storia della cultura italiana del ‘900. Nelle sue opere il tema sempre presente è il paesaggio ed in particolare le luminose vedute dell’Isola d’Elba. Dalle albe rosate e dai tramonti infuocati del Divisionismo, in ampie raffigurazioni di campagne o affacci marini, si seguono, nelle sezioni successive della mostra, le costanti ricerche formali impostate su studiati rapporti cromatici ed equilibri compositivi che dimostrano come di fatto il pittore, sebbene affondi le sue radici nella cultura Macchiaiola, debba essere considerato a pieno titolo un esponente della pittura italiana del Novecento.

L’OPERA
Quando nel 1948 Llewelyn Lloyd scriveva la presentazione alla mostra dedicata allo scomparso amico Oscar Ghiglia, esordiva definendo un errore il considerare la sua pittura come una «derivazione macchiaiola», dichiarandolo «invece un vero pittore del Novecento». In tale sforzo di ristabilire la definizione storica e critica dell’artista cui era stato a lungo legato, affettivamente, ma anche culturalmente, è da leggersi l’urgenza avvertita dallo stesso Lloyd di una riconsiderazione anche sulla propria posizione. Lloyd moriva poco dopo, il 1 ottobre 1949. Alcune mostre retrospettive gli venivano subito dedicate a Firenze e Livorno (1951), alcuni “omaggi” alla sua pittura venivano organizzati negli anni Sessanta e Settanta. Nel frattempo si faceva strada la definizione di “Postmacchiaioli” che, nello sforzo di recuperare alla critica la generazione di quegli artisti che erano nati in Toscana sotto l’egida delle grandi personalità di Silvestro Lega o Giovanni Fattori, disinteressati alle istanze del Futurismo ma protesi ad altri linguaggi della modernità, metteva in luce la loro complessa e contraddittoria situazione. Mentre personalità dal linguaggio fortemente individuale vengono in questi anni sempre più riportate all’attenzione della critica e del pubblico nella loro luce novecentesca (come Mario Puccini, Moses Levy, Plinio Nomellini, ad esempio; manca ancora Oscar Ghiglia), ecco che anche l’opera di Llewelyn Lloyd, spesso relegata a un àmbito esclusivamente regionale e ancor più spesso considerata un’appendice della pittura macchiaiola, viene proposta da questa mostra come un tassello della vasta e articolata cultura italiana di primo Novecento, seppur espressione di una modernità radicata nella storia. Il rapporto con la tradizione artistica toscana per Lloyd è stato infatti dinamico, nei termini di una “rilettura” critica: ha derivato la sua pittura dai problemi formali posti dalla Macchia, ma l’ha vivificata e rinnovata innestandovi scelte cromatiche e compositive scaturite dalla conoscenza dei moderni sviluppi della pittura italiana e internazionale.

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