Per ribadire la propria posizione nettamente contraria, Italia Nostra ha iniziato a pubblicare sul sito della Sezione Arcipelago Toscano quegli interventi contrari al progetto dell’Autorità Portuale, e quindi condivisibili, che prevede un ampliamento delle banchine e accesso alle grandi navi alle porte di Cosmopoli, a Portoferraio, Isola d’Elba.

Si rilanciano oggi queste osservazioni del prof. Franco Cambi, membro dell’Osservatorio Regionale del Paesaggio per la Toscana, rappresentante dell’Università di Siena, condividendone le premesse e le analisi. Qui di seguito un suo recente intervento sulla stampa.

FRANCO CAMBI: UNA RADA-CULLA DI STORIA
Franco Cambi 20 Luglio 2019
La rada di Portoferraio. Gli attrattori del paesaggio contemporaneo, tra ambiente, storia, sostenibilità, accessibilità
La rada di Portoferraio è stata, per millenni, un luogo centrale del Mediterraneo (e questo vorrà pur dire qualcosa). Compare in remote narrazioni mitologiche come quelle degli Argonauti. Il geografo greco Strabone poco dopo l’anno 0 e Horace Nelson poco prima del 1800 dissero la stessa cosa: che era un porto bellissimo.
Oggi, dopo tremila anni di profonde trasformazioni, è ancora un luogo pieno di bellezza e di fascino, la bellezza e il fascino che discendono dal succedersi di miti, di storie, di frequentazioni fatte di greci-fenici-còrsi-romani, di coltivazioni, di ferro, di transumanze di sale, di commerci, scambi di genti, cose, idee. Ma anche di ferite che devono essere risanate, evitando, al contempo, di causarne altre.
Volendo molto sintetizzare, le prime parole chiave potrebbero essere:
– gestione sostenibile del territorio;
– prevenzione delle calamità naturali;
– messa in sicurezza e fruibilità di emergenze ambientali e culturali;
– restauro del paesaggio;
– valorizzazione e fruizione pubblica dei diversi ambiti, possibilmente messi in rete.
Il tessuto paesaggistico della Rada di Portoferraio è scandito da straordinarie emergenze ambientali, storiche, urbanistiche, geologiche, archeologiche. Anche se ciascuna di queste emergenze fa storia a sé, raccontando una sua propria storia, è altrettanto vero che i diversi racconti, se ricomposti in un più ampio, coerente e affascinante romanzo, si arricchiscono reciprocamente e ulteriormente, componendo un nuovo sistema di valori. L’obiettivo dovrebbe essere quello di ricostruire la storia evolutiva della Rada a partire da vari aspetti geomorfologici e ambientali fino alle più recenti fasi di antropizzazione, e di valorizzare e rendere fruibile il patrimonio culturale esistente. In sintesi, la sua articolazione prevede:
1) ambiente, geomorfologia e ricostruzione degli assetti antichi.
2) ricostruzione dei paesaggi storici della rada.
3) valorizzazione e fruibilità del patrimonio paesaggistico (ambiente e beni culturali), considerato a sé stante e messo in rete, allo scopo di consolidare l’identità culturale locale e di aprire nuovi orizzonti al turismo.
L’intreccio dei dati ambientali, archeologici, geologici e geomorfologici sarà quindi la chiave per la costruzione della storia evolutiva della rada, a partire dalla preistoria fino agli assetti più recenti. Questi elementi verranno resi fruibili e riconoscibili mediante opportuna ed omogenea veste grafica, quali carte di fase e ricostruzioni virtuali che potranno evolversi in pannellistica ed essere valorizzati dagli operatori turistici e culturali per favorire il sorgere di iniziative di promozione.
Tali elaborazioni contribuiranno alla valorizzazione e una maggiore fruibilità degli eminenti attrattori culturali presenti in questo tessuto.
Gli attrattori fondamentali, ma non i soli, attorno ai quali costruire la rete sono: la Città medicea, la Villa romana della Linguella, la Collina del Lazzeretto, i resti delle grandi saline medicee di Portoferraio, San Giovanni e la grande Villa delle Grotte, la zona umida delle Prade, la pieve romanica di Santo Stefano alle Trane, il Castello del Volterraio, per non citarne che alcune.
Insomma, molto è il lavoro da fare ma ne vale senz’altro la pena. Le parole chiave conclusive potrebbero essere:
1. Ricostruire ambienti e storie.
2. Valorizzare e tutelare il patrimonio paesaggistico locale. Ogni territorio e ogni spazio ha proprie, particolari risorse, che scaturiscono da quella particolare geografia e la rendono peculiare e diversa dalle realtà circostanti. Ognuno di questi spazi ha cose in comune e cose diverse rispetto agli spazi circostanti, che riguardano la cultura, le tradizioni, le produzioni agroalimentari.
3. Comunicare, coinvolgere, partecipare. Bisogna chiamare la comunità a partecipare alla scrittura del racconto, ad essere comunità di eredità, con un ruolo attivo nella ricostruzione storica, mettendo a disposizione le proprie memorie: ricordi, narrazioni, immagini, tradizioni, consuetudini. Le scuole, ovviamente, vanno coinvolte. Devono partecipare anche gli imprenditori locali (agricoltura, enologia, manifatture, turismo). Anche i turisti fidelizzati con il territorio devono avere un ruolo in questa ricostruzione.
4. Diffondere la conoscenza ambientale e culturale tramite social network.
5. Camminare nel paesaggio contemporaneo alla ricerca dei paesaggi del passato.
Per saperne di più, potete leggere un mio contributo un po’ più ampio, pubblicato negli Atti del Convegno svoltosi a Marciana il 4-5 novembre 2017.
Per concludere, almeno temporaneamente: Portoferraio e la sua rada hanno bisogno di cospicui investimenti per crescere e per migliorare, nelle diverse direzioni, diventando attrattivi soprattutto nei periodi “morti”. Ma deve essere un progresso qualitativo, non un imponderabile sviluppo quantitativo. Se c’è bisogno di migliorare l’accoglienza verso il turismo crocieristico si studino i modi e le soluzioni opportune. L’ampliamento quantitativo fatto allungando banchine utili a fare ormeggiare navi da crociera mastodontiche non pare la soluzione migliore, considerando le molte e irrimediabili ricadute negative che siffatta operazione urbanistica avrebbe.


 

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