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Nella nostra rada oggi: si usa ancora il toponimo “Le Saline”?

22 Ottobre 2013
by Cecilia Pacini
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Qualche giorno fa mio padre è uscito in barca.  Sulla via del ritorno il motore ha avuto problemi.  Prima notizia fantastica: è  rientrato a vela, manovra di ormeggio inclusa.  Controllando il motore, una volta a terra, con un amico si sono accorti che era entrato nell’elica un… totano!  un povero totano a cui l’elica aveva tagliato tutti i tentacoli. Altra ottima notizia: esistono ancora i totani davanti alle Saline, non era l’ennesimo sacchetto di plastica a combinare il guaio.

La scorsa settimana, davanti a San Giovanni, sotto le Grotte, c’era un barchino in legno, proprio come quello di mio nonno mezzo secolo fa.  C’era un mare piatto di scirocco, vento leggero, e andava lentamente a destra e sinistra.  Non capivo perché.  In effetti me n’ero dimenticata… finché un amico accanto a me ha esclamato: “non ricordo più da quanti anni non vedevo un polpaio pescare dalla barca”.   Allora è vero, ci sono ancora i polpi nella rada di Portoferraio.

La maggior parte di noi vive il mare tutti i giorni dell’anno, in barca, sott’acqua, sulla riva.  La realtà però è che la nostra famosa e inconfondibile rada è sempre più minacciata, a volte inquinata, per colpa nostra e per colpa dei nostri ospiti, ma  le notizie sconvolgenti di mari veramente inquinati sono ancora lontane da noi, le percepiamo ancora remote e impossibili per le nostre coste.

Veramente il mare inquinato è lontano da noi? Ci sentiamo così sicuri? Nel sito del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del Mare l’impatto del rifiuto marino è diviso così :

  1. impatto ecologico- con effetti letali o sub letali su piante e animali mediante intrappolamento, danni fisici e ingestione, accumulo di sostanze chimiche attraverso le plastiche e facilitazione della dispersione di specie aliene mediante trasporto.
  2. impatto economico- riduzione del turismo, danni meccanici alle imbarcazioni e alle attrezzatura da pesca, riduzione del pescato e costi di bonifica.
  3. impatto sociale- riduzione del valore estetico e dell’uso pubblico dell’ambiente.

Chissà perché il terzo punto segue il secondo: l’uso pubblico dell’ambiente mi sembra di gran lunga superiore all’impatto economico.  Allego questa foto per pensare e riflettere.  È vero che questa foto è stata scattata in Indonesia, che ci appare “dall’altro capo del mondo”, ma è anche vero che il recente monitoraggio di Legambiente condotto con il Dipartimento Difesa della natura di Ispra e Università di Pisa dimostrano situazioni simili nel Tirreno.

Più dei dati e delle ricerche, però, basta guardare la nostra realtà quotidiana.  Non è poi così difficile affacciarsi dai nostri moli, camminare sulle nostre spiagge.  Fa sempre bene rallentare un attimo per guardarsi davvero intorno, a cercare qualche totano o qualche polpo.

Cecilia Pacini – Italia Nostra – Sezione per l’Isola d’Elba e l’Isola del Giglio

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