Dopo il grande successo degli appuntamenti  per i più piccoli  del 9 e 10 luglio il programma delle Notti dell’Archeologia promosso dalla Regione Toscana in collaborazione con il Comune di Portoferraio continua con un’interessante conferenza prevista per martedì 16 luglio ore 21.30 nel cortile del Museo archeologico della Linguella.

Argomento dell’incontro sono i risultati di una breve campagna di scavo che la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana ha condotto nell’autunno 2012 sulle pendici del Monte Moncione nel comune di Portoferraio, per verificare segnalazioni e recuperi occasionali che si erano ripetuti in tempi recenti.

Lo scavo, realizzato con il valido contributo di diversi volontari elbani, ha permesso di recuperare informazioni e materiali che documentano come l’area fu frequentata sia per insediamenti che per sepolture dall’età del Rame fino al III secolo a.C.

Sulle pendici settentrionali del monte, che guardano verso la rada di Portoferraio, alcuni ripari sotto roccia furono forse frequentati già dall’eneolitico, mentre tra la fine dell’età del bronzo e la prima età del ferro accolsero sepolture individuali di inumati, dei cui corredi rimane traccia.

Nel periodo di passaggio tra II e I millennio a.C., l’Elba offre segnali di una notevole vivacità grazie a un buon numero di rinvenimenti e a una considerevole presenza di “ripostigli”, oggetti di metallo, anche in frammenti, probabilmente raccolti come forme di tesaurizzazione o per essere rifusi.

Questi materiali consentono di individuare le relazioni che l’isola intratteneva con altri contesti culturali, sia continentali che con Sardegna e Corsica. I dati delle sepolture nei ripari sotto roccia del Moncione consolidano il ruolo di tramite che l’Elba ha svolto facilitando il passaggio nei due sensi di merci e impulsi culturali fra le isole maggiori e la costa dell’Etruria settentrionale.

L’uso funerario di almeno uno dei ripari sotto roccia del Moncione è documentato ancora nel VI secolo a.C., quando la zona centrale e pianeggiante dell’isola intorno al golfo di Portoferraio appare densamente popolata, come provano la ricca necropoli scavata a Magazzini sul finire dell’Ottocento e altri rinvenimenti, tra cui spicca il noto bronzetto di offerente da Le Trane, nella collezione del Museo Archeologico di Napoli.

Finora sepolture arcaiche in riparo sotto roccia come quella del Moncione non erano conosciute per l’Elba orientale, mentre simili contesti sono diffusi sul massiccio occidentale del Monte Capanne. Ceramiche provenienti dalla Grecia sono la prova dei flussi commerciali che toccavano l’isola, verosimilmente collegati anche alla strategica risorsa del minerale ferroso la cui commercializzazione risulta ora controllata da Populonia.

Al III secolo a.C., invece, si datano i materiali più recenti che sono probabilmente scivolati dalla vicina sommità del monte, straordinario punto di osservazione a cavallo tra la rada di Portoferraio, a nord, e Lacona, a sud. Qui infatti doveva trovarsi una delle numerose fortificazioni che, in contatto visivo tra sé, consentivano un capillare controllo di tutta l’isola a partire dal V secolo a.C., come testimoniano i ben documentati casi di Monte Castello di Procchio e di Castiglione di S. Martino.

Le nuove acquisizioni dello scavo arricchiscono il quadro delle conoscenze e confermano la funzione di “ponte” che L’Elba ha avuto per i contatti culturali tra la terraferma e la Corsica e la Sardegna.

di Antonella Giuzio su Elbareport

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