PORTOFERRAIO — Non è proprio lo stesso vino di 22 secoli fa, ma si farà sicuramente apprezzare per altri motivi.

Si chiama Hermia il vino prodotto in anfora da Antonio Arrighi, titolare della omonima azienda agricola di Porto Azzurro, ed il nome che gli è stato dato è quello di uno schiavo cantiniere della famiglia dei Valeri, proprietaria all’epoca della Villa Romana delle Grotte di Portoferraio. Il vino è stato presentato nel pomeriggio di giovedì 20 luglio proprio nella splendida cornice panoramica e storica della Villa Romana delle Grotte, alla presenza della amministrazione comunale di Portoferraio, della Fondazione Villa Romana delle Grotte che gestisce il sito archeologico, degli archeologi del gruppo Archeologia Diffusa e della associazione Italia Nostra.

Il vino prodotto da Arrighi oggi, nel XXI Secolo Dopo Cristo, è un viognier in purezza, “un vitigno non autoctono dell’isola d’Elba  – ha sottolineato Arrighi – ma con delle caratteristiche tali da valorizzare al massimo la mineralità dei terreni dell’isola e la sua straordinaria esposizione al sole. E pensare – ha aggiunto – che qualcuno ancora ci chiede se all’Elba produciamo vino, mentre questa è la dimostrazione che lo facciamo (e bene, ndr) da oltre due millenni”.

Hermia, invece – come hanno raccontato ai numerosissimi presenti gli archeologi Franco Cambi e Laura Pagliantini – era probabilmente un famoso cantiniere dell’epoca tanto da avere un proprio marchio, ritrovato durante gli scavi di San Giovanni: il suo nome stilizzato, con accanto un delfino,  “un vero e proprio ‘brand’ di 21 secoli fa”, ha chiosato nel suo racconto il professor Cambi. Il suo vino era diverso da quello di oggi: il fatto che siano stati ritrovati dei semi di mele negli scavi significa che probabilmente veniva fatto macerare con una procedura particolare ma sicuramente molto apprezzata all’epoca.

L’iniziativa di Antonio Arrighi, dunque, va a conferire ulteriore importanza a quella che il sito archeologico della Villa Romana e della zona di San Giovanni assumono sempre più grazie agli scavi archeologici,  che riprenderanno anche il  prossimo autunno. “Questo è divenuto un vero e proprio polo di attrazione storico e culturale – ha commentato il vicesindaco ed assessore alla cultura di Portoferraio Roberto Marini – Una cosa di cui deve essere orgogliosa e consapevole tutta l’isola”.

“Il contenitore della Villa Romana si sta riempiendo in maniera mirabile  – ha aggiunto Cecilia Pacini,presidente della Fondazione e di Italia Nostra Arcipelago Toscano – la coerenza storica dell’iniziativa di Antonio Arrighi ci aiuta a ricreare l’aura quasi magica di questo luogo. Ora dobbiamo completare l’opera – ha concluso la Pacini – indirizzando gli sforzi pubblici e privati alla realizzazione del Cammin di Rada, un vero e proprio anello di congiunzione fra i gioielli storici, paesaggistici e culturali di Portoferraio”.

Fabio Cecchi
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