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Ragionamenti sugli aspetti dell’Elba di cui non posso andare fiera

14 Marzo 2013
by Cecilia Pacini
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E’ cominciata l’estate ed arrivano gli amici. Dalla scorsa settimana fino alla fine di agosto avremo a rotazione amici che ci vengono a trovare da tante parti del mondo, spesso italiani trasferiti all’estero per motivi di lavoro, ma anche americani, francesi, svizzeri, giapponesi… Non è difficile avere amici cosi vari, perché ho passato all’estero tutta la mia vita da adulta, e tuttora continuo a viaggiare.

Insieme alla gioia di rivederli e di stare insieme, ed al piacere indubbio di mostrare loro la “mia” isola anche come un mezzo indispensabile per conoscermi meglio, nasce però anche un certo disagio nel centellinare e scremare tanti aspetti di cui non sono troppo fiera.

La natura fa la parte del leone, naturalmente. Le spiagge, la macchia, il vento, non c’e’ bisogno di parlarne. L’Elba ha le carte in regola dal punto di vista naturalistico, ambientale, storico, geologico, archeologico, storico-architettonico. Se ne può parlare all’infinito, come infinite sono le possibilita’ di gite giornaliere e attività culturali.

Pero’ per arrivarci, a tutte queste destinazioni, bisogna percorrere un sentiero a volte minato dai macigni dell’imbarazzo. E cosi, arrivano gli amici, ed io comincio anche, oltre che a fare la guida turistica, a scusarmi per tante incurie.

Non vorrei parlare mai male dell’Elba, perché è come se parlassi male di me stessa, né voglio puntualizzare accusando “il sindaco”, le ammistrazioni pubbliche, la provincia, i vari enti pubblici. Né è mia intenzione dare la colpa ai turisti, che arrivano qui e si adeguano. Voglio solo accusare in generale, con una generalizzazione vasta e colma come un’onda di ponente, gli elbani. Per come siamo. Certo non tutti, menomale, ma abbastanza da compromettere il lavoro impegnativo e di valore degli altri, altrettanti elbani che si impegnano davvero.

Faccio alcuni esempi, perché se le mie accuse sono generali, le mie critiche sono particolari e specifiche. Mi riferisco alla buona qualità della vita, quella che non ha niente a che vedere con le frasi sdolcinate degli annunci pubblicitari di ogni depliant, talmente liriche da rasentare il ridicolo. Parlare in un modo ed avere a che fare con una diversa realtà è come far vedere “le spiagge dorate elbane” o “le meraviglie della Val di Cornia” dai monitor di schermi digitali che riscuotono vasto consenso di questi tempi, l’ultima a Procchio che “mostra” la spiaggia.

Il nostro porto commerciale, dove in realtà non arrivano prevalentemente solo merci ma in misura nettamente preponderante milioni di turisti/persone, la totalità dei quali arriva perchè invitata da noi, e la maggior parte dei quali scende a piedi dalle navi, è il posto più inospitale, trasandato e scabro dell’isola. Non ne spiego i motivi, spero che la maggior parte di chi mi legge condivida. Manca una visione del porto e delle navi che offra una soluzione di continuità con il valore di Portoferraio, senza renderla succube di un gigante cosi ingombrante: il sacrificio di una città intera per lo sfruttamento a sangue di quei due fantastici e critici mesi di luglio e agosto, due mesi l’anno che riescono a sfigurare un’isola.

Chilometri di ciglio stradale, ripeto, chilometri e chilometri, fino a dentro la città, sono pieni di cartacce, fogli, bottiglie vuote, rifiuti, sacchetti. I sacchetti attaccati ai cespugli al curvone delle Grotte compiranno un anno questo agosto. Se per un caso sfortunato o fortuito, o semplicemente per fare delle foto al panorama, uno si ferma sul ciglio di una strada o in una disastrata piazzola, vede buttati giù nella macchia, sedie, frigoriferi, di tutto. Se non mi credete vi posso mandare foto documentate. L’anno scorso avevo cominciato a mandare foto a Tenews, che me le ha gentilmente pubblicate, anzi incoraggiandomi. Non l’ho fatto perché a un certo punto mi sono scoraggiata. Vedere gli operai della Provincia che regolarmente, con il loro lavoro massacrante, potano le piante sul ciglio stradale, senza però avere un supporto di pulizia preliminare, ma invece tracimando tutto, anche la sporcizia, sparpagliandola sminuzzata ovunque, riempie di incredulità.

A proposito di “piazzole”, la spiaggia credo più pubblicizzata dell’Elba, Capobianco, ha un parcheggio immondo, una vergogna a cielo aperto. Non ne spiego i motivi perchè credo che non ce ne sia bisogno. Avete mai portato amici a fare la spesa nella “zona industriale”? Vi siete mai sentiti a disagio? Oppure vi siete abituati a usare quegli spazi senza verde, senza cura, solo parcheggi e lampioni autostradali e li considerate normali? Non ho mai capito perché per fare la spesa servano una selva di lampioni giganteschi, mentre per fare un giro dopo cena nella Portoferraio alta, salendo verso Forte Falcone, davanti ai Mulini e giù di nuovo per le scalinate verso la De Laugier uno ha bisogno di una pila per non inciampare nel buio.

Avete mai preso il “buco” pedonale di via Ninci di notte (o di giorno)? Si discute tanto e bene del nuovo sviluppo urbanistico e portuale di Portoferraio, parlando del futuro. Intanto però la città si allarga, piano piano, invadendo ogni spazio utile. E’ impossibile guidare senza notare. La campagna limitrofa a Portoferraio, verso San Giovanni da una parte, Le Foci Lo Scotto Le Tre Acque dall’altra, si sta inesorabilmente trasformando in spazi per il deposito di qualcosa, aperti alla vista di tutti dalla strada. Alcuni sono ormai consolidati parcheggi di camion, perfino lo spazio riservato ad attività giovanili come il parcheggio del campo di atletica è spesso cosi convertito. E’ allora sufficiente l’impegno puntuale di Legambiente o degli Indigeni per salvaguardare la zona umida? Mentre tutti discutiamo “il progresso” avanza.

La raccolta differenziata è difficilissima da mettere in pratica. Mi è capitato di sentire una colf straniera lamentarsi per come era difficile riabituarsi a “buttare tutto insieme”. Spesso vedo turisti che si avvicinano ai cassonetti portando vari contenitori a seconda del materiale, e rimangono perplessi: qualche volta non trovano i punti di raccolta, altre volte i cassonetti sono circondati da rifiuti tali che è difficile avvicinarsi. Chi mai al giorno d’oggi continua a lasciare accanto ai cassonetti letti, materassi, wc, computer o altri ingombranti oggetti che potrebbero benissimo consegnare all’apposito centro? Consiglio a tali personaggi (elbani, non turisti) di fare un giretto d’avanscoperta, saranno sorpresi di trovare un centro di raccolta a Portoferraio pulitissimo, organizzatissimo, con un personale dalla cortesia squisita. Di nuovo, se qualcuno ha dei dubbi, posso inviare foto documentate e aggiornate.

Sto scrivendo troppo e forse non scrivo di argomenti interessanti. E’ difficile selezionarli, mi fermo qui. I miei sono discorsi vaghi, abbozzati, senza un piano strategico d’attacco. Sono solo sfoghi di un cittadino che si dispiace ogni volta. Ve ne scrivo perché spesso conoscenti e amici (elbani) mi chiedono di farlo. Mi chiedo cosa succederebbe se ognuno di loro prendesse la penna, anzi.. il computer, e mandasse messaggi. C’è una grande sensibilizzazione però, tanti si sentono coinvolti, magari non si scrive ma se ne parla.

Adesso, girando per il paese o l’isola alla ricerca di immagini interessanti, le divido in foto per i turisti e foto da tenere da parte, queste ultime catalogate sotto il titolo poco onorevole ma facilmente rintracciabile di “schifi”. Forse, mi auguro, in futuro non ci sarà più bisogno di fare due gruppi, e l’informazione per i visitatori sarà più semplice e più trasparente. Basta che per ora non venga loro in mente di aggiornarsi sul serio, o di cominciare a guardarsi intorno, un po’ più in là del “mare cristallino”.

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